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Un percorso di meditazione in un ambiente naturale suggestivo
parco del carso
Era stato soldato proprio là, il poeta Giuseppe Ungaretti, tra le pietraie del Carso Goriziano squassate dalle esplosioni di una guerra inutile, dove un metro di terra avanti o indietro faceva la differenza tra la vita e la morte. “I soldati sono come le foglie d’autunno” ,scrisse nella sua poesia più breve e più drammatica- e tutta l’angoscia del giovane fantaccino si piò ritrovare nei versi composti in trincea su foglietti, cartoline, margini di vecchi giornali e spazi vuoti di lettere ricevute. Sono documenti che si possono ora riscoprire grazie alle opere d’arte e alle incisioni su stele di pietra carsica collocate nel verde, lungo un articolato itinerario di memoria e di meditazione.
Ora il Parco Ungaretti è stato finalmente realizzato a Castelnuovo del Carso (Gorizia) per onorare così uno dei più grandi poeti del Novecento e valorizzare storia, cultura e paesaggio dell’intero comprensorio carsico.
Al centro c’è la cinquecentesca villa Della Torre Valsassina Hohenloe col suo parco, la Barchessa e con un’area limitrofa adibita a campo militare nel corso della Prima Guerra Mondiale. La villa durante la guerra divenne luogo di smistamento, ricovero e ammassamento delle truppe. Ancora oggi sulle pareti del salone al piano terra sono visibili le scritte dei militari. Pesanti bombardamenti non risparmiarono poi la benchè solida struttura. Il progetto, ideato da Gianfranco Trombetta e realizzato dall’architetto Paolo Bornello, è stato promosso dall’Associazione “Amici di Castelnuovo” e da Mirella e Leopoldo Terraneo, proprietari della Tenuta Castelnuovo-Castelvecchio e reso possibile grazie alla concessione della casa editrice Mondadori e dall’erede del poeta.Nello stesso tempo il Parco si apre ad un qualificato turismo culturale e storico valorizzando l’ambiente, la storia, le tradizioni e le attività che oggi rendono il Carso una meta viva e vitale, che non dimentica il suo passato, ma guarda ottimista e propositiva al futuro.
Anche Ungaretti dopo i giorni della guerra tornò a rivedere i quei luoghi e li trovò bellissimi. “Il rigoglìo dei fogliami riveste la pietraia - scrisse- è incredibile, oggi il Carso appare quasi ridente. Pensavo: ecco, non è più un inferno, è il verde della speranza; ecco, si fa sede pacifica di poesia, invita a raccolta che si propone di diffondere poesia, cioè fede ed amore“.
parco ungaretti Il percorso puntuale, discreto ed essenziale si snoda lungo il giardino della villa, tra gli ulivi e le rovine del presidio militare, scandito nelle soste dalle poesie di Ungaretti, quasi come in una laica Via Crucis, nella quale la sacralità del luogo è concretizzata dalla disperata vitalità della parola del poeta. Chi entra nel Parco, infatti, trova una serie di luoghi nei quali sedersi, riposare o assopirsi, in esclusiva comunione con i versi del poeta, scolpiti sulla pietra o incisi nel vetro e nel ferro. All’ingresso, lungo la scalinata che porta all’antico tempietto, quasi per caso avviene l’incontro con la statua del giovane fante Ungaretti, realizzazione in bronzo a grandezza naturale nell’interpretazione figurativo-evocativa dello scultore Paolo Annibali. Si continua poi attraversando il prato antistante la villa fino a raggiungere la torre d’osservazione in legno e metallo arrugginito; da qui lo sguardo può spaziare all’orizzonte, abbracciando l’intero territorio delle prime battaglie della Grande Guerra, il Bosco Cappuccio e l’Isonzo, ai quali sono dedicati i versi indimenticabili riprodotti in vetta all’osservatorio.Tornando poi verso la Villa, sotto l’ombra di un gigantesco faggio, la sosta al Recinto Sacro: spazio di meditazione e raccoglimento per eccellenza, luogo di culto che riporta i versi più struggenti de “Il Porto Sepolto”. Si prosegue poi verso il portico, dove si viene accolti dalla sagoma del Re Vittorio Emanuele a colloquio con i suoi generali, ritratto ironico ricavato da una fotografia originaria dell’epoca. A fianco si trovano l’enorme terrazza affacciata sull’Isonzo e il Sacrario, sorta di labirinto a pianta quadrata composto da tronchi d’albero, al cui centro è collocata una grande lastra in ferro arrugginito recante il ritratto del poeta in età matura, a firma dell’incisore goriziano Franco Dugo. I manufatti di materiali grezzi -legno, pietra e ferro- sono stati progettati come fossero elementi tipici del Parco e si integrano funzionalmente con gli edifici storici della Villa e della Barchessa, recentemente restaurati e recuperati. Spazi di sosta e di ristoro rendono la visita del Parco rilassante e suggestiva.
L’ingresso è gratuito.

Mariella Morosi